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Il lattosio è un disaccaride composto da glucosio e galattosio, due zuccheri semplici legati da un legame β-1,4-glicosidico. È il principale zucchero presente nel latte di tutti i mammiferi, con una concentrazione che varia tra le specie: ad esempio, nel latte umano la concentrazione di lattosio è più alta (circa 7%), rispetto a quella del latte vaccino (circa 5%). Questa differenza ha un impatto non solo sul sapore e sulle proprietà nutrizionali, ma anche sulla digeribilità. Il lattosio fornisce energia rapidamente disponibile, poiché viene scisso dalla lattasi, un enzima prodotto nelle cellule dell'epitelio intestinale.

Tuttavia, una ridotta o assente produzione di lattasi porta all'accumulo di lattosio non digerito nell'intestino tenue, causando sintomi gastrointestinali fastidiosi. Nei latticini fermentati, come yogurt o formaggi stagionati, il lattosio viene parzialmente degradato dai batteri lattici, riducendone la concentrazione. Questo processo rende alcuni prodotti caseari più facilmente tollerabili per chi soffre di intolleranza al lattosio.

Il lattosio non si limita solo ai prodotti lattiero-caseari come latte, yogurt, burro e formaggi. È un additivo comunemente utilizzato nell'industria alimentare grazie alla sua capacità di migliorare la texture e il sapore degli alimenti. Si può trovare in prodotti da forno, salse, salumi, caramelle e persino in alcuni farmaci e integratori. Per chi è intollerante, è essenziale leggere attentamente le etichette alimentari per evitare l'assunzione accidentale. Termini come "siero di latte", "latte in polvere", o "solidi del latte" sono indicativi della presenza di lattosio.

L'intolleranza al lattosio è il risultato della carenza di lattasi, l'enzima necessario per la scissione del lattosio. La riduzione dell'attività della lattasi è un processo naturale che avviene dopo lo svezzamento nella maggior parte delle popolazioni umane, rendendo l'intolleranza primaria (genetica) la forma più comune. Tuttavia, esistono forme secondarie, derivanti da condizioni che danneggiano la mucosa intestinale, come celiachia, gastroenteriti o malattie infiammatorie croniche intestinali. Nei neonati, l'intolleranza congenita, sebbene rara, può manifestarsi subito dopo la nascita e richiede un trattamento immediato per evitare gravi conseguenze nutrizionali.

I sintomi dell'intolleranza al lattosio variano in intensità e includono gonfiore addominale, crampi, flatulenza e diarrea, che insorgono circa 30 minuti dopo l'ingestione di lattosio. Questi sintomi sono il risultato della fermentazione del lattosio non digerito da parte della flora batterica intestinale, con conseguente produzione di gas e acidi grassi a catena corta.

La diagnosi si basa su test affidabili come il Breath Test all’idrogeno, che misura l’aumento dell’idrogeno esalato, prodotto dalla fermentazione del lattosio nell'intestino. Altri metodi includono il test di tolleranza al lattosio, in cui si monitorano i livelli di glucosio nel sangue dopo l’ingestione di lattosio, e il test dell'acidità delle feci, utile soprattutto nei neonati. In casi più complessi, può essere richiesta una biopsia intestinale per valutare direttamente l'integrità della mucosa e l’attività enzimatica.

Una volta diagnosticata l'intolleranza, la gestione si basa sull'adattamento della dieta per ridurre o eliminare gli alimenti contenenti lattosio. Esistono diverse opzioni, come latticini senza lattosio o a basso contenuto di lattosio, oppure l’utilizzo di integratori di lattasi prima dei pasti. Prodotti come lo yogurt e i formaggi stagionati sono spesso meglio tollerati, grazie alla fermentazione, che riduce significativamente il contenuto di lattosio. In alternativa, le bevande vegetali fortificate con calcio e vitamina D, come il latte di mandorla, di soia o di riso, possono sostituire adeguatamente i latticini.

Un’attenzione particolare va posta all'apporto di nutrienti essenziali come calcio e vitamina D, che normalmente derivano dai latticini. Le bevande vegetali arricchite, il tofu, le verdure a foglia verde, i pesci grassi e i semi sono ottime fonti alternative. È importante garantire una dieta bilanciata per evitare carenze nutrizionali, soprattutto in bambini e adolescenti in crescita o in persone anziane che potrebbero essere a rischio di osteoporosi.

Per una gestione ottimale, è consigliato rivolgersi a un nutrizionista specializzato in intolleranze alimentari. Un professionista può personalizzare un piano alimentare che tenga conto delle necessità individuali, monitorando l'apporto di nutrienti essenziali e suggerendo alternative alimentari sicure. Inoltre, il supporto di gruppi online e comunità di intolleranti al lattosio può offrire consigli pratici, ricette e condivisione di esperienze, aiutando a mantenere uno stile di vita sano e gratificante.

Essere informati è la chiave per gestire al meglio l'intolleranza al lattosio. Partecipare a workshop o leggere articoli su nuove ricerche e prodotti alimentari può fare una grande differenza nella qualità della vita. È importante ricordare che la tolleranza al lattosio può variare da persona a persona, quindi monitorare la propria risposta individuale agli alimenti è cruciale. Infine, adottare uno stile di vita attivo e una dieta bilanciata non solo aiuta a gestire i sintomi, ma migliora anche il benessere generale.