Prima di vedere insieme le intolleranze alimentari più diffuse in Italia cerchiamo di capire cosa sono le intolleranze alimentari.
Le intolleranze alimentari: cosa sono?
Nel corso degli ultimi anni, le statistiche che riguardano l’incidenza delle intolleranze alimentari hanno registrato un incremento sempre crescente dei casi diagnosticati.
Il progresso della tecnologia e la sempre maggiore efficacia dei test diagnostici rendono sempre più affidabili i risultati, agevolando anche il lavoro dei medici e dei nutrizionisti che sono impegnati in prima linea a trattare i casi, consentendo loro di impostare terapie mirate – sia di tipo alimentare che farmacologico – e ridurre al minimo i disagi connessi a queste patologie.
Non confodere intolleranza alimentare con allergia
Le intolleranze alimentari vengono spesso confuse con le allergie ma, per quanto spesso i sintomi siano assimilabili, la reazione che consegue ad un’intolleranza di tipo alimentare non coinvolge il sistema immunitario e può essere trattata anche seguendo un’alimentazione correttamente bilanciata, che tenga conto delle difficoltà del corpo.
Si distinguono generalmente due tipologie di intolleranze:
- enzimatiche, che consistono nell’incapacità del nostro organismo di metabolizzare alcune sostanze
- farmacologiche, che dipendono più dalla presenza di additivi alimentari e alcune specifiche molecole contenute negli alimenti.
Non scatenando le reazioni proprie del sistema immunitario, le intolleranze alimentari hanno sintomi che coinvolgono apparati del nostro corpo quali quello digerente, innescano reazioni cutanee o anche – nei casi più gravi – generano anomalie al sistema respiratorio.
Le intolleranze alimentari più comuni in Italia.
Dal punto di vista scientifico, nonostante le intolleranze registrate nella popolazione siano molte di più, sono state riconosciute solo due tipologie di intolleranze alimentari assolutamente identificabili: l’intolleranza al lattosio e quella al glutine.
Intolleranza al glutine
L’intolleranza al glutine, anche detta celiachia, è una disfunzione dell’intestino tenue che comporta l’impossibilità, da parte di chi ne è affetto, ad assumere alcune componenti presenti nel grano, nel frumento, nell’orzo e nei loro derivati.
Può essere diagnosticata attraverso lo screening sierologico e la biopsia delle pareti intestinali, che evidenziano la difformità in maniera inequivocabile.
E’ una patologia che, se non adeguatamente trattata, oltre ad avere un decorso particolarmente invalidante è responsabile del linfoma intestinale, che di per sè non è certo una malattia trascurabile.
Sintomi
I suoi sintomi possono variare, ma spesso si presentano all’apparato gastrointestinale con diarree frequenti e vomito, nausea e forte dimagrimento; nei casi più gravi colpisce i soggetti molto giovani e può innescare ritardi nella crescita del bambino e astenia. Il soggetto celiaco soffre di un affaticamento cronico ed è obbligato a curarsi per tutta la vita.
Alcuni studi condotti sulla malattia ne hanno evidenziato un’incidenza maggiore nei bambini iniziati precocemente al glutine, pertanto l’approccio per molto tempo è stato orientato a ritardare il momento dell’assunzione di questa sostanza nel bambino; questa teoria ad oggi risulta abbondantemente superata, dal momento che i disturbi extraintestinali sono molti e incidono principalmente sulla popolazione di età più avanzata invalidando di fatto le teorie sull’esposizione in età infantile.
Terapia
L’unica terapia al momento disponibile per trattare la malattia è l’eliminazione completa del glutine dalla propria dieta e la sua sostituzione con prodotti ad hoc, la cui offerta sul mercato è sempre maggiore in virtù della aumentata consapevolezza, da parte della popolazione e delle aziende di prodotti alimentari, dei disagi di cui soffrono i soggetti celiaci.
Intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio, probabilmente la più conosciuta e diffusa, è causata dalla carenza di un enzima – la lattasi – nel nostro intestino tenue.
Questa patologia tende a manifestarsi in giovane età, ma può anche comparire con il tempo, dal momento che il nostro organismo, col passare degli anni, riduce sempre di più la produzione di questo enzima.
La conseguenza di questo deficit enzimatico è l’impossibilità o la difficoltà, da parte dell’organismo a scindere il lattosio in glucosio per poterlo assimilare
Sintomi
Il lattosio immesso nell’organismo e non scomposto raggiunge in questo modo il colon e si presta ad essere attaccato dalla flora batterica intestinale, innescando il meccanismo della fermentazione e la contestuale produzione di gas e tossine che generano gonfiore, diarrea e flatulenza, nei casi più frequenti, fino ad arrivare a sintomi non facilmente riconducibili a questa intolleranza, come dolori muscolari e articolari, sensazione di affaticamento e irritabilità.
Terapia
Per trattare adeguatamente l’intolleranza al lattosio basta limitarne il consumo al minimo; il latte di capra e i formaggi maggiormente stagionati hanno un impatto meno aggressivo sull’organismo.
Seguire un’alimentazione corretta e controllata è indispensabile, come descritto nell’approfondimento Dieta per l’intolleranza al lattosio: consigli utili per un’alimentazione sana.
Questo genere di intolleranza, come la celiachia del resto, tende a durare per tutta la vita, tuttavia se diagnosticata in età molto giovane tende poi a normalizzarsi consentendo a chi ne è affetto di reintrodurre progressivamente il lattosio nella propria dieta. Esistono inoltre alcuni farmaci coi quali trattare il problema, ma per assumerli è necessario il confronto con uno specialista.
Altri tipi di intolleranze alimentari
Alle due patologie descritte, che sono anche le uniche riconosciute dalla comunità scientifica, si affiancano una moltitudine di altri casi, ma le più diffuse sono l’intolleranza al lievito e l’intolleranza al nichel.
Diagnosticare queste patologie non è semplice, soprattutto per l’assenza di un’opinione univoca della comunità scientifica e della distinzione qualitativa che viene fatta dei test. A questo proposito esistono test di tipo convenzionale – che riescono ad individuare la risposta immunitaria del soggetto ma non riescono ad individuarne la causa – e test non convenzionali, come ad esempio quelli che riescono a registrare il calo di rendimento del tessuto muscolare a seguito dell’ingestione di uno specifico alimento e sulla base di questo orientano il risultato del test.
Intolleranza al nichel
L’intolleranza al nichel è determinata soprattutto da fattori esogeni, essendo questo un metallo presente in moltissimi alimenti perché è assorbito dall’ambiente sin dall’inizio della catena alimentare.
Sintomi
La patologia si manifesta prevalentemente con eruzioni cutanee e problemi respiratori.
Terapia
Per trattarla è consigliabile rivolgersi ad un nutrizionista preparato, in grado di escludere, anche tenendo conto delle abitudini del paziente, gli alimenti a più alto rischio di contaminazione.
Intolleranza al lievito di birra
L’intolleranza al lievito di birra, invece, ha sintomi assimilabili alle altre due principali e si determina a causa dell’intolleranza a questo fungo, contenuto in molti dei preparati che finiscono sulle nostre tavole, compresi pane e pizza.
Sintomi
Questo disturbo, oltre ai più diffusi problemi gastrici, può provocare un costante stato di tensione e nervosismo, impattando negativamente sulla sfera emotiva e creare seri disturbi del sonno.
In definitiva, per tutelare il proprio benessere psicofisico in caso di intolleranze di tipo alimentare è fondamentale assumere un atteggiamento positivo ed equilibrato.
Ascoltare il proprio corpo ed assumere dei comportamenti adatti a favorirne il benessere è il primo passo per progredire nella gestione di queste patologie. In alcuni casi il consulto di uno specialista, in grado anche di monitorare il decorso della malattia e decidere di riabituare il fisico all’assunzione dell’alimento che genera l’intolleranza, è vivamente consigliabile.