Indice dei contenuti
Sindrome del colon irritabile
L‘intolleranza al lattosio peggiora la sindrome del colon irritabile? Oppure, la sindrome del colon irritabile è più frequente e grave tra chi è intollerante al lattosio? Non è facile dare una risposta sicura e esauriente a domande simili in quanto la situazione clinica è molto complessa per via dell’interazione delle due problematiche, coi sintomi dell’una e dell’altra che si possono sovrapporre e creare confusione tanto nel paziente quanto nel medico: di certo le statistiche evidenziano che per chi ha il colon irritabile i sintomi dell’intolleranza al lattosio – gonfiore e dolore addominale, flatulenza, alterazione della consistenza fecale – si manifestano con maggiore intensità e frequenza.
Una difficoltà in sede di diagnosi della sindrome del colon irritabile è il doversi affidare prevalentemente a ciò che viene riferito dal paziente, invece la diagnosi dell’intolleranza al lattosio è più oggettiva e sicura grazie alla misurazione dell’idrogeno espirato – il cosiddetto breath test – col quale è possibile capire se si è in presenza di entrambi i disturbi, nel senso che il soggetto che riferisce di soffrire di colon irritabile può anche vedersi confermare o meno di essere affetto dall’intolleranza.
Come ridurre e controllare i sintomi dell’intolleranza al lattosio e del colon irritabile?
Per ridurre i sintomi dell’intolleranza al lattosio occorre seguire una dieta il più povera possibile di tale disaccaride: ma un regime alimentare così impostato darà buoni risultati anche nel ridurre i sintomi della sindrome del colon irritabile? Come è la risposta ad una dieta senza lattosio per chi soffre di colon irritabile? In cerca di qualche indicazione utile, è stato effettuato uno studio su 25 persone risultate positive al breath test, di cui 18 contemporaneamente considerate affette dalla sindrome del colon irritabile in base alle risposte date al questionario Roma III 2006, il più moderno schema che i medici hanno a disposizione per valutare i disordini funzionali gastrointestinali in base a quanto riferiscono i pazienti. Gli altri sette, sempre in base al questionario Roma III 2006, non sono risultati avere il colon irritabile mentre altri due sono stati esclusi perchè lamentavano disturbi atipici. Le 25 persone oggetto di analisi sono state seguite per 45 giorni da due dietiste, che le hanno incontrate tre volte per valutarne il quadro clinico e l’adesione ad una dieta a basso contenuto di lattosio impostata durante la prima visita (tra 0,5 e 1,5 grammi al giorno).
I disturbi che i pazienti lamentavano all’inizio del periodo di osservazione e prima dell’inizio della dieta apposita, manifestantesi in genere tra un quarto d’ora e tre ore dopo il pasto, erano i soliti e tipici sia dell’intolleranza al lattosio che del colon irritabile: meteorismo, dolore addominale, gonfiore, diarrea, stipsi, nausea, cefalea, acidità di stomaco. Seguendo la dieta a basso contenuto di lattosio, 15 pazienti hanno riferito di aver avuto evidenti miglioramenti e che i disturbi occasionalmente avuti erano dovuti alle eccezioni dal regime alimentare; su dieci pazienti che non hanno indicato miglioramenti, due non erano affetti dalla sindrome del colon irritabile mentre otto sì: questo potrebbe indicare che l’intolleranza al lattosio non è tra le cause del colon irritabile ma che può coesistere con tale sindrome, quindi eliminare il lattosio stesso è certamente indicato in caso di positività al breath test ma in presenza anche di sindrome ciò probabilmente non è sufficiente a ridurre sensibilmente i disturbi gastrointestinali, perchè appunto le cause sono differenti.
Si specifica inoltre che, in caso di positività al breath test ma di non miglioramenti della situazione con una dieta senza lattosio o quasi, si può rivedere proprio questo aspetto: ovvero ridimensionare la restrizione alimentare – così da rendere “più facile” la dieta al paziente – visto che le cause dell’intensità e della quantità dei sintomi possono essere altre.